È il titolo di una canzone pubblicata da Paul Simon nell’album Graceland.
Oggi stavo rientrando da Bologna e lungo la A14 abbiamo chiacchierato delle rispettive sensazioni che stavamo vivendo a seguito dei fatti accaduti nella mattinata appena conclusa.
C’era in entrambi felicità e soddisfazione mista ad un po’ di incredulità per aver raggiunto il traguardo alla fine di una corsa nata di rincorsa: l’esame di stato per l’abilitazione alla Professione di Ingegnere.
“…ma ti pare che con tutte e roobe che podeva ghiederme, proprio quea gaceva da domandarme!” e poi “ma se volessi raddrizzare entrambe le semi-onde?”, “ma se…”. “‘scolta, ma in bacheca cosa c’era scritto?”.
C’era scritto questo:
E ridendo per la soddisfazione del risultato ottenuto ci siamo reciprocamente detti “Mi puoi chiamare <<Ingegnere>>!!”
Arrivati a carceri i complimenti schietti, sinceri e calorosi di Graziano e Adriana, i genitori di Michela.
Sceso dalla macchina il primo che ho incontrato è stato Graziano: una vigorosa stretta di mano ed un fermo abbraccio sulla porta del garage.
Ho pensato a mio papà: quanto sarebbe stato felice di questo momento. Ancora più forte ed intensa la sensazione che è nata dall’abbraccio di Graziano: i modi, i gesti ed anche i tratti del fisico e del viso ricordano quelli di Beppino.
Bau.
Guido. E ripenso alla battuta “Puoi chiamarmi ingegnere…”. E nella mente canticchio “You caaan caaaall me Al… Nannannanaaa… nannannaaà…“.