Da Vittorio Veneto a Rua di San Pietro Feletto. Non è una tappa del Giro della Marca ma una causa-effetto: una locandina a Vittorio diventata un concerto a Rua.
Il contrabbasso suona evidente e pieno, sembra scandire il ritmo anche per la batteria.
Già all’interno del primo brano ci sono momenti in cui i componenti eseguirono dei piccoli assili; le dita del bassista pizzicano le corde con decisione e poco dopo arriva il turno del batterista.
“Posso?” sembra dire. Parte pianino nel ritmo e con l’energia nei colpi a rullante, piatti e grancassa. “Mah… visto ce chi sono, mi faccio sentire. Sìì!” e via progressivamente con la frequenza.
Il chitarrista ha un pettegolezzo “There’s a rumor… it has John Ellis did a CD, and…” sospensione perbammiccare con il sassofonista “…maybe, some of tracks are the songs… the songs you’ll hear tonite.” aggiunge che casualmente, si casualmente, questa sera ce ne sono delle copie in vendita e che il pubblico vorrà acquistarlo poi ci sarà un momento di incontro a fine concerto.
Fermo a lato, con il braccio destro dietro alla schiena. Quello sinistro appoggiato sul corpo dello strumento appeso al collo. Nella posizione di riposo delle reclute schierate il sassofonista ondeggia appena sollevando i talloni mentre aspetta di rientrare in scena: John Ellis.
Ora tocca lui. Pochi passi ed è al centro del palco per iniziare il dialogo con i tre musicisti.
Lui è il leader del quartetto, è lui che da l’attacco ai brani: si rivolge vero i colleghi, ed intanto inizia a misurare il tempo oscillando il braccio, parla con loro; continua lo swing del braccio che viene accompagnato da tutto il corpo che si alza oscillando sulle punte, un ammiccamento ancora e si gira verso il pubblico. Nel breve silenzio ascolta ad occhi chiudi il brano che stanno per eseguire e mentre il braccio destro continua a battere il tempo si gira verso il pubblico. Dice “Okay, si va!” con la testa ed appoggia le labbra all’ancia del sax.
L’impressione è questa, si, quattro musicisti che suonano assuefà più che una band. E mi ritorna alla mente una battuta fatta nel film The commitmets dal “vecchio” del gruppo per sottolineare la differenza tra il Soul il Jazz.
Bello e piacevole il concerto come la strada percorsa una volta passato Vittorio Veneto per arrivare a Rua. Dolci curve, come il brano che sta andando adesso, asfalto pulito, tornanti morbidi e qualche saliscendi. Le vigne ai bordi fanno le dare alla Toscana solo più verde e senza i muretti a secco delle terrazze.
Il brano “you, I like” chiude il concerto; condivide con il primo l’autore.