Incroci, di trame ed orditi, che visti da vicino non consentono di leggere il ricamo.
C’è chi ha detto:
You can’t connect the dots looking forward, you can connect them only looking backward.
So you have to trust that the dots will somehow connect in your future. You have to trust in something: your gut, destiny, life, karma, whatever… because believing that the dots will connect somehow down the road will give you the confidence to follow your heart even when it will lead you off the well worn path and that will make all the difference.
Aggiungendo che se la risposta alla domanda:
If today were the last day of my life, would I want to do what I’m about to do today?
fosse stata “No.” per troppi giorni in fila avrebbe capito che era necessario un cambiamento.
Alla radio ho ascoltato un brano che racconta di un tuffo (qui il file su Radio24), di un tuffo da uno scoglio molto alto e dell’esitazione prima di staccare l’ultimo passo dallo scoglio. Il racconto si conclude con la frase:
Bastava un piccolo, semplicissimo passo, ci voleva solo il coraggio di farlo… i casi della vita mi avrebbero detto quando.
Chiacchiere con un amica. No, “amica” forse no, ma sicuramente una persona che ha lasciato il segno.
Tre fili di colore, lunghezza e spessore diversi. Intrecciati tra loro assieme ad un corso ed un progetto formano un ricamo che potrebbe completarsi in in paio di giorni.
Com’è che aveva detto?
You can’t connect the dots looking forward, you can only connect them only looking backward.
Previsioni? Coincidenze? Statistica?
Ed un giorno a lezione il Prof. Pesenti ha è chiesto: Qual è secondo voi la percentuale di persone bionde nella popolazione italiana?
E già: punti di vista, di percezione.