Mercoledì. Mezzogiorno. Entro mentre l’officiante legge il salmo responsoriale. Lo realizzo dopo un attimo, dopo aver visto che dietro alle persone in fondo alla navata centrale ce ne sono molte altre che occupano i posti nei banchi. Non hanno zaini, non tengono in mano macchine fotografiche, non indicano i particolari architettonici: seguono la messa.
Cammino lungo la navata sinistra. Mi fermo per leggere le descrizioni delle cappelle laterali.
Mi fermo dove inizia uno dei due rami che compongono la pianta a forma di croce. Mi fermo perché l’officiante ha iniziato l’omelia, è passato davanti all’altare e sta proponendo le proprie riflessioni ai fedeli. Dalla posizione, dalla gestualità, dal ritmo della voce mi da l’impressione che non stia pontificando ma solo condividendo alcuni pensieri.
C’è chi non l’ascolta: turisti. C’è chi non l’ascolta: dormono. Si, ci sono due homeless messi sul fianco che dormono appoggiati allo schienale con vicino una o due borse piene del poco niente che hanno.
In quella “casa del Padre” viene dato ricovero anche ai figli meno fortunati.
Non ricordo di aver visto cose del genere dalle mie parti.