Un bel concerto quello di questa sera al Verdi Pordenone. Temevo avrei retto poco visto la giornata in montagna e confidavo in uno spettacolo coinvolgente, abbastanza da sconfiggere l’abbiocco. Così è stato.
È stato un bel concerto, “ma bello-bello-bello!“ …liberamente citando il film “Non ci resta che piangere“.
Nina Zilli si è presentata sul palco con qualche attimo di ritardo, ma non appena il pubblico ha iniziato a chiamarla battendo ritmicamente le mani all’unisono. Elegante e semplice in un bel vestito grigio.
Saluta tutti e velocemente avvia la performace che ha proposto belle e personali interpretazioni di pezzi rimasti nella storia del jazz e del soul. I primi sono un po’ più calmi per rodare la serata, poi via via più coinvolgenti dando lo spazio, qua e là, per tirare il fiato.
Ogni brano è un duetto con l’altro leader della serata, Frabrizio Bosso, il trombettista. Bravo e virtuoso. Preciso nel seguire le entrate con gli altri e bravo nell’eseguire improvvisazioni.
Nina Zilli ha intervallato la propria esibizione con un paio di uscite dietro le quinte, brevi, finché alla terza è rimasta nascosta per un tempo decisamente più lungo -un quarto d’ora?- nel quale gli strumentisti hanno dato a turno dimostrazione della propria bravura: il trombettista, il chitarrista, il bassista, il batterista… il tastierista. Il tastierista era alla prima serata con il gruppo ma era già ben inserito.
Nina Zilli rientra, balla sul palco, si avvicina ora ad uno strumentista ora all’altro… si avanza e si ferma sul proscenio mentre la musica continua, a gambe unite e dritte porta una mano sulla fronte come per pare lo sguardo dalla luce e piegando in avanti il busto come a cerare qualcuno tra il pubblico, coperto dalle luci della ribalta…
Da sotto alla galleria, dove mi trovo, da un punto che sembra essere dal fondo della sala, si alza il suono della tromba: ‘cccidenti, il trombettista non è più sul palco!
Inizia un dialogo virtuoso in cui, a turno, Nina Zilli sfida Fabrizio Bosso a ripetere con lo strumento i suoi gorgheggi; poi è il turno di Fabrizio Bosso a sfidare Nina Zilli; poi tocca a Nina Zilli, poi tocca a Fabrizio Bosso. Questa volta Nina Zilli mette una mano sul fianco assumendo con il corpo una postura seccata e sorridendo con gli occhi e tutto il viso: “Fabrizio, questa volta mi hai fregato!”. Fabrizio Bosso esegue un amichevole e gioviale sberleffo mentre si avvina alla scala e riguadagna il palco.
Suonano ancora e sono ormai le undici meno venti, l’ora e quarantacinque annunciata dalla maschera sta per concludersi. All’ultima canzone, dopo i saluti, Nina Zilli e Fabrizio Bosso si ritirano tra le quinti accompagnandosi per mano, mentre il resto della band continua a suonare accompagnati dal nostro battito di mani ritmato.
Il chitarrista esegue un piccolo assolo, posa la chitarra ed esce, mentre il resto della band continua a suonare accompagnati dal nostro battito di mani ritmato.
Il tastierista esegue un piccolo assolo, si scosta dallo strumento ed esce, mentre il resto della band continua a suonare accompagnati dal nostro battito di mani ritmato.
Il bassista esegue un piccolo assolo, posa il basso ed esce, mentre il resto della band continua a suonare accompagnati dal nostro battito di mani ritmato.
Il batterista esegue un piccolo assolo, le luci si abbassano, e mentre rimane solo la luce sullo sfondo rosso, esce accompagnati dal nostro battito di mani ritmato.
Rimane il nostro battito di mani ritmato.
Rimane il nostro battito di mani ritmato.
Rimane il nostro battito di mani ritmato.
…
Finché non escono per il bis.
Due canzoni ancora, nel passaggio tra le due Nina Zilli invita gli spettatori della platea ad avvicinarsi al palco, riuscendo con un po’ di incoraggiamento a farli avvicinare dicendo “così ci salutiamo per bene!”. Si sposta nell’angola alla propria destra del palco e zampettando verso sinistra scambia il cinque con gli spettatori.
Finisce la canzone, su le luci. Tutti i musicisti appoggiano gli strumenti e si portano avanti nel pubblico stando uno vicini all’altro con le mani sulle spalle del vicino, chinandosi in un inchino di ringraziamento.
Si raddrizzano, si voltano, riposizionano le mani sulle spalle e si inchinano verso il retro del palco mostrando, scherzosamente, il retroscena… Nina Zilli, pudicamente cerca di coprirsi con una mano.
Bravi, simpatici e scanzonati fino in fondo.
È stato un bel concerto, “ma bello-bello-bello!“